Tra le poche immagini di mio padre, ricordo quando mi aiutò ad imparare ad andare in bici.
Dopo anni, ricordo benissimo quando io ho accompagnato i miei figli nella stessa esperienza con la prima bicicletta: cadute e abbracci di incoraggiamento, consigli ed esempi, mano sul sellino e corsa dietro mentre i bambini pedalavano, richiesta di pausa perché senza fiato, gioia nell'osservare che tuo figlio pedala senza il tuo aiuto, corre e sorride perché ce l'ha fatta e va da solo.
La figura del papà, il suo ruolo nella cura, nella crescita ed educazione dei bambini, possiamo già trovarlo in questa esperienza: accompagnare e consigliare, incoraggiare e accudire, essere di esempio, condividere fatiche, gioire insieme, sorvegliare con affetto quando incomincia ad andare solo.
Nel passato l'educazione è sempre stata condizionata dai padri, in maniera autoritaria e individuale, velocizzando i processi di crescita ( sorvegliare gli animali o lavorare nei campi, piuttosto che giocare o leggere libri).
Ognuno porta con sé qualcosa della sua storia personale di figlio, bella o brutta che sia l'esperienza, e da lì può trovare il modo particolare di diventare genitore, stabilendo quali sono i principi e i valori da condividere, quali le metodologie e le esperienze.
Meglio se stabilite insieme tra i due genitori. Ciò che occorre non è l'individualismo, ma la coerenza delle scelte, regole e rinunce, di entrambi.
Fin da piccolo il bimbo, quando vi è il primo distacco dalla mamma, vede nel papà un "porto sicuro" , come dire " ciò che è intorno non non è una minaccia" .
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