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venerdì 30 ottobre 2020

 Come riuscire ad ascoltare il dolore del bambino, come aiutarli ad elaborare la morte, come parlare a loro della sofferenza, della malattia ? 

Quando incominciano le prime domande sul senso della vita, i bambini cercano di prendere confidenza con il mondo e l'esistenza dell'uomo.

Se educare vuol dire introdurre il bambino alla realtà, con i suoi sentimenti, i suoi talenti , la sua persona, non possiamo continuare a "proteggerlo"  o " nascondere"  la tristezza o  un lutto.

Anche i bambini soffrono, il nostro compito non è impedirlo o lasciarli inermi di fronte ad un bisogno di comprendere, piuttosto non farli sentire abbandonati e impotenti.

Devono sentirsi liberi di condividere tutto ciò che passa nel proprio animo, per condividere con chi è  vicino, accettazione, pazienza e  per chi crede speranza  nell'accoglienza di Dio.

 Ma senza mai minimizzare o nella ricerca  di distrazioni per poter pensare ad altro.

Più che negazione, serve stare vicino, con un abbraccio anche silenzioso, che comunichi affetto e sicurezza. 

Serve creare un legame , verso chi non c'è più, di ricordi, testimonianze ed emozioni che rimangono per sempre.

Ci sono tanti libri che ci possono aiutare a parlare di morte e sofferenza ai bambini. 

Storie fantastiche, di bambini o della natura che raccontano sentimenti e pensieri nuovi . Le storie e le immagini possono davvero darci una mano, per aiutare a  cercare, a capire , anche senza avere risposte definitive.



 Che verranno con la vita.

lunedì 26 ottobre 2020

 

" La passione che ci muove nell'essere vicini ai ragazzi e alle ragazze di oggi è più che mai viva, perché siamo convinti che sia urgente aiutare i ragazzi a mettere ordine nelle idee....E la cosa più importante è aiutarli a puntare in alto pescando però dal basso, dall'intimo dove alberga la vera realtà, dove l'autenticità porta a scoprire che vale la pena vivere fino in fondo l'avventura della vita, nonostante tutte le funeste previsioni sul futuro."
- da  " Ma cos'hai nella testa ?" di Ezio Aceti

venerdì 23 ottobre 2020

  


 L'autoregolazione emotiva del  bambino è un aspetto che è strettamente legata al ruolo dell'adulto.

Come ho già più volte scritto, i bambini sono come "spugne" ( diceva la Montessori) osservano il nostro comportamento, il comportamento di adulti a cui vogliono bene, e lo assorbono,  fanno propri atteggiamenti per  imitarli. Tra questi, urlare o avere atteggiamenti intimidatori per sgridare , possono davvero  incidere sulla regolazione emotiva.

Con un allenamento e buone pratiche , l'emozioni primarie, come la rabbia e la paura che sono innate, andranno pian piano distinte e riconosciute, per arrivare a dargli un nome .

Incoraggiamo a i bambini a raccontare quello che provano , ascoltandoli e condividendo ( so che sei arrabbiato, ma ora dobbiamo andare...).Devono sapere che anche quando si arrabbiano , sono amati , attraverso un abbraccio , una carezza.

A scuola, spesso , davanti ad un rifiuto, a un gioco conteso, o ad un interruzione di qualcosa che si sta facendo, alcuni bambini reagiscono con capricci e rabbia, oppure davanti a nuove esperienze di gioco, di gruppo, la paura traspare. L'adulto osservando, con tranquillità accoglie il bambino e con lui condivide ciò che sta succedendo.

Vanno divise le azioni dalle emozioni: le azioni le scegliamo nel bene e nel male ( stare con un amico o dargli un pugno perché non mi fa vincere), le emozioni no , le devo conoscere e gestire. Provare alcune emozioni non ci da il diritto di agire indifferentemente.

Comunque davanti a questi atteggiamenti, attenti alle punizioni, semmai perdendo a nostra volta il controllo della situazione con grida.

In casa creiamo uno spazio dove il bambino può isolarsi, per riprendersi, per calmarsi , guidato dall'adulto, ritrovata la calma, per capire cos'è successo, e rivedere le proprie azioni e le proprie emozioni.

Poi, non minimizziamo mai le paure e le preoccupazioni dei nostri bambini.


venerdì 16 ottobre 2020

 Quante volte ho sentito chiedere ai propri figli di 3-4 anni " vuoi rimanere anche il pomeriggio o esco da lavorare e ti vengo a prendere". Accade spesso che alcuni genitori lascino precocemente liberi di decidere i propri figli, che in realtà non sono in grado di farlo: ciò per paura di perdere il loro affetto oppure perché

davanti a un no si teme la reazione negativa. Come non ricordare le sceneggiate in un supermercato dove, il bambino, voleva comprare tutto ciò che era simile a giocattoli?

Ma il saper decidere è una competenza che il bambino deve prima acquisire.

Le grandi decisioni spettano ai genitori ( ad esempio davanti ad una separazione, far scegliere con chi stare o quando, oppure se andare a catechismo, o se praticare uno sport o meno) , i bambini non dovrebbero mai essere messi davanti a decisioni che la loro mente e non è in grado di compiere. Come sta ai genitori prendere decisioni impopolari. Anche quando è il periodo dell'adolescenza.

                                                                                                 Però le capacità decisionali vanno esercitate fin dall'infanzia: " cosa preferisci per merenda biscotti o la banana" , "preferisci che giochiamo alle costruzioni o guardiamo e leggiamo un libro". Tramite queste domande,  davanti a poche e piccole cose si dà la possibilità di prendere decisioni .

Un bambino si mette in contatto con il suo sentire , con ciò che pensa. L'importante è mantenere fede alla decisione presa, portarla fino in fondo. E soprattutto lasciarlo sbagliare senza dire " te l'avevo detto", è importante crescere con una buona autocritica.

Aiutiamoli semmai a non essere istintivi nelle scelte , a ponderare bene, ma non insinuiamo il dubbio, l'insicurezza è pronta a farla da padrona.

Al nido e alla scuola dell'infanzia il bambino è posto davanti a tante scelte ogni giorno: con chi giocare, con quali giochi, quale libro scegliere, cosa disegnare. All'adulto il compito di non interferire nella scelta se è un momento di gioco libero, ma fatta la scelta aiutarlo a mantenerla.

"La libertà di scelta è un desiderio universale e contemporaneamente qualcosa di cui si ha paura”. Søren Aabye Kierkegaard


giovedì 1 ottobre 2020

2 ottobre : festa dei nonni.

Sicuramente oggi, figure di riferimento  nella famiglia e nella società, dal punto di vista pratico ( portare figli o riprenderli da scuola, o dalla palestra, oppure passare il tempo con loro dopo la scuola) ed emotivo ( le emozioni e i momenti di gioia  sono tanti) sono i NONNI.

 " I nonni sono un tesoro" Papa Francesco

Ciò che mi colpisce di più è sentire parlare dei propri genitori affettuosi, permissivi, accondiscendenti con i nipoti, quando invece non lo erano stati con loro.

I Nonni sono un continuo riferimento che segnano e insegnano molto per la crescita dei bimbi:

- la pazienza: ad una certa età non è possibile tutto e subito, il bambino vive l'esperienza con rispetto  di chi è più anziano, per condividere, per osservare e chiacchierare.

- Il tempo: tempo che porta con sé ogni esperienza, tempo da vivere pienamente in tutte le età della vita, per condividere, osservare, chiacchierare. 

- L'importanza della tradizione: la memoria, la storia, che fa parte anche della vita dei bimbi, con le feste, i vari momenti che uniscono e che sono significativi moralmente, spiritualmente e affettivamente.


Nei nidi e nelle scuole i talenti e l'esperienze dei nonni sono diventate parte integrante e costante della vita educativa:

-fare l'orto con costanza, precisione e la condivisione dell'attesa della nascita delle piantine dopo aver insegnato la cura e il rispetto.

- raccontare storie fantastiche oppure ricordi del passato tristi e felici che hanno lasciato un segno e una riflessione da condividere.

-la condivisione di laboratori di cucina o manipolazione, dove la precisione, l'importanza di tutti gli elementi e l'esperienza insegnano che l'allenamento e l'esperienza fanno crescere. 

Per cui consideriamo sempre che, i nonni,. possono avere un ruolo fondamentale nell'educazione emotiva e sociale dei bambini, ed essere testimoni di valori ed esperienze.